Diplocaulus Magnicornis

Delle specie note del genere Diplocaulus, D. magnicornis non è la prima ad esser stata scoperta ma è senz'altro la più conosciuta, dal momento che - essendo disponibili molti esemplari - gran parte di quello che sappiamo su questi di bizzarri anfibi si basa proprio su questa specie. Il nome magnicornis - il cui significato è "grande corno" - fa riferimento alla forma della testa: le ossa squamose, supraoccipitali e (soprattutto) tabulari del cranio formano delle protuberanze che fanno assomigliare la sua testa ad una sorta di boomerang. Tradizionalmente si è sempre ricostruito il diplocaulo con la sua caratteristica testa dotata di punte bene in vista, che ha contribuito a renderlo inconfondibile. Negli ultimi anni però un nuovo trend tende a ricostruirlo con la forma della testa non più così evidente dall'esterno, influenzato da nuove considerazioni sulla presenza (prima sottostimata) di tessuti molli degli animali fossili e sul fatto che i più grossi anfibi oggi viventi (le salamandre del genere Andrias) hanno lembi di pelle lassa che rendono meno evidente il passaggio dalla testa al collo. La colorazione scelta è mimetica, poiché il diplocaulo è spesso interpretato come un cacciatore d'agguato; come alcuni anfibi di oggi però è stato dotato di un ventre di colore acceso, che viene esposto ad eventuali predatori per scoraggiarne l'attacco in quanto testimone della tossicità dell'anfibio. Il colore riprende quello del ventre delle salamandre del genere Salamandrina, endemiche dell'Italia, che mostrano questo comportamento, ma adattamenti simili sono presenti anche in vari tritoni ancora più legati alla vita acquatica.

per la scala del modellino, l'animale era lungo poco più di un metro.